Ciao: “Franco Battiato” – La notte della Taranta 2004 (i video)

Franco Battiato, all’anagrafe Francesco Battiato (Ionia, 23 marzo 1945Milo, 18 maggio 2021[5]), è stato un cantautore, compositore e regista italiano.

L’artista ha fatto parlare di sé per il grande numero di stili che ha approfondito e combinato tra loro in modo eclettico e personale: dopo l’iniziale fase pop degli anni sessanta, è passato al rock progressivo e all’avanguardia colta nel decennio seguente. Successivamente, è ritornato sui passi della musica leggera approfondendo anche la canzone d’autore[6]. Fra gli altri stili in cui si è cimentato vi sono la musica etnica, quella elettronica e l’opera lirica[7]. Lungo la sua carriera, in cui ha ottenuto un vistoso successo di pubblico e critica, si è avvalso dell’aiuto di numerosi collaboratori fra cui il violinista Giusto Pio e il filosofo Manlio Sgalambro (coautore di molti suoi brani). I suoi testi riflettono i suoi interessi, fra cui l’esoterismo, la teoretica filosofica, la mistica sufi (in particolare tramite l’influenza di G.I. Gurdjieff) e la meditazione orientale[8]. Il musicista si è anche cimentato in altri campi come la pittura e il cinema[8]. È uno tra gli artisti con il maggior numero di riconoscimenti da parte del Club Tenco, con tre Targhe e un Premio Tenco.

Tra novembre 2012 e marzo 2013 ha portato avanti una brevissima esperienza in qualità di assessore al turismo della Regione Siciliana nella giunta di centrosinistra del presidente Rosario Crocetta dichiarando di non voler ricevere alcun compenso[9].

La canzone di protesta e il periodo romantico (1965-1969)

Nasce il 23 marzo 1945 a Riposto, allora Ionia, in provincia di Catania. Dopo aver conseguito la maturità al Liceo Scientifico “Archimede” di Acireale, e a seguito della morte del padre (camionista e scaricatore di porto a New York), nel 1964 si trasferisce dapprima a Roma per poi stabilirsi a Milano.[10] In merito al periodo lombardo l’artista ricorda: «Milano allora era una città di nebbia, e mi sono trovato benissimo. Mettevo a frutto la mia poca conoscenza della chitarra in un cabaret, il “Club 64”, dove c’erano Paolo Poli, Enzo Jannacci, Lino Toffolo, Renato Pozzetto e Bruno Lauzi. Io aprivo lo spettacolo con due o tre canzoni siciliane: musica pseudobarocca, fintoetnica. Nel pubblico c’era Giorgio Gaber che mi disse: “Vienimi a trovare”. Il giorno dopo andai. Diventammo amici»[10].

Dopo aver interrotto gli studi universitari per seguire la sua passione musicale, pubblica due singoli per la rivista Nuova Enigmistica Tascabile (NET) verso la metà degli anni sessanta[11], che proponeva come allegati dischi di canzoni celebri interpretate da cantanti poco conosciuti. In queste due occasioni l’artista appare in copertina col nome di battesimo Francesco Battiato. Il primo singolo contiene un brano presentato al Festival di Sanremo 1965 da Beppe Cardile e Anita Harris, L’amore è partito. Il secondo riprende una canzone portata al successo da Alain Barrière: …e più ti amo, tradotta in italiano da Gino Paoli.[12] Il brano verrà riproposto, in una nuova versione, nell’album Fleurs 2 del 2008.

Insieme al compaesano Gregorio Alicata, forma nel 1967 il duo de “Gli Ambulanti”. I due artisti si esibiscono davanti alle scuole, con un proprio repertorio di canzoni di protesta. In questa fase, sarà proprio l’amico Giorgio Gaber a lanciarli, proponendo i loro brani alla casa discografica di Nanni Ricordi[13]. Durante le fasi di lavorazione affiorano diverse incomprensioni che portano il duo a sciogliersi e Battiato decide di proseguire singolarmente la carriera di musicista.[14] Sempre Gaber procura a Battiato un contratto con la casa discografica Jolly, che inserisce la figura dell’artista nel filone di “protesta”, all’epoca assai in voga e presente in molte produzioni cantautorali. I primi singoli incisi ufficialmente sono La torre e Le reazioni. A questi seguono Il mondo va così e Triste come me. Il singolo La torre accompagna la prima apparizione televisiva dell’artista, avvenuta il 1º maggio del 1967.[13] Il programma è intitolato Diamoci del tu ed è condotto da Giorgio Gaber in coppia con Caterina Caselli. Nel corso della puntata si esibisce un altro giovane cantautore ancora sconosciuto: Francesco Guccini. E proprio in questa occasione l’artista milanese propone a Battiato di cambiare il nome da Francesco a Franco, proprio per non confondersi con Guccini.[15] «Da quel giorno in poi tutti mi chiamarono Franco – ricorderà il musicista – persino mia madre».[16] Sempre con Gaber collabora alla stesura del brano …e allora dai!, presentato al Festival di Sanremo 1967, e Gulp Gulp, sigla della già citata trasmissione televisiva Diamoci del tu.[13]

Nel 1968 cambia casa discografica, passando alla Philips, con l’intento di abbandonare il genere di protesta per incidere dischi dal sapore romantico, allo scopo di raggiungere un pubblico più vasto e generalista. In questo periodo collabora con il chitarrista Giorgio Logiri (alcune canzoni scritte dai due vengono incise da altri artisti, come ad esempio A lume di candela, cantata da Daniela Ghibli).[17] Registra altri due brani che la casa discografica pubblica soltanto nel 1971 (Vento caldo e Marciapiede) e ottiene un discreto consenso con È l’amore, canzone che diverrà in breve il primo successo commerciale dell’artista con oltre centomila copie vendute.[18] Nel 1969 il musicista partecipa a un Disco per l’estate con il brano Bella ragazza che verrà, in seguito, escluso dalla competizione. Sempre nello stesso anno partecipa alla Mostra Internazionale di Musica Leggera presentando il brano Sembrava una serata come tante.[19]

Musica sperimentale e avanguardia colta (1971 – 1975)

A partire dal 1971 l’artista abbandona il formato canzone per dedicarsi completamente alla musica sperimentale, facendo un uso costante di strumenti e sonorità elettroniche. In questo periodo pubblica, lungo la prima metà degli anni settanta, alcuni album per l’etichetta indipendente Bla Bla fra cui l’esordio Fetus (recante in copertina l’immagine di un feto, all’epoca censurata) che vende circa 7000 copie.[20] Del disco viene registrata una versione in lingua inglese intitolata similarmente Foetus. L’album, considerato un’opera molto originale e innovativa nel panorama della canzone italiana, contiene brani dal sapore mediterraneo (Una Cellula, Energia, Mutazione), intermezzi surreali (la title-track, Cariocinesi) e brani per chitarra e sintetizzatore (Fenomenologia, Anafase e Meccanica).

Il disco è una sorta di viaggio interiore psichedelico con balzi dal microscopico della cellula all’infinito dello spazio, e trae la sua ispirazione dall’opera letteraria Il Mondo Nuovo di Aldous Huxley.[21] Battiato delinea un concept-album ambiguo e dissacrante, sospeso fra canzone d’autore e krautrock.[7] Di lui, il critico musicale Riccardo Bertoncelli ha affermato che “è sempre stato inclassificabile, nei settanta entrava in scena, accendeva uno stereo con musica assurda e se ne andava. Il pubblico lo rincorreva inferocito.”[10]

Il successivo, Pollution, continua il percorso già tracciato dall’album precedente, e ottiene maggior successo, risultando il 59º album più venduto dell’anno.[22] Forte delle nuove esperienze internazionali (come i concerti in supporto di Brian Eno, Magma, Tangerine Dream, John Cale e Nico), e in base alle lezioni musicali del maestro Karlheinz Stockhausen, Battiato si converte a una forma d’avanguardia ancora più intellettuale e intimista rispetto all’esordio.[7] Nel 1973, pubblica Sulle corde di Aries considerato il suo lavoro più riuscito di questa prima fase.[2][3] Convergono in questo LP la sperimentazione ripetitiva tipica del minimalismo e una particolare forma di musica acustica che si rifà alla tradizione araba, sebbene non manchino strumenti elettronici.[3] Continuando il suo percorso sperimentale, l’artista priva l’album dei classici strumenti rock quali chitarre, bassi e batteria in favore di fiati, oboe, violoncello, mandola, calimba e piano preparato. Il brano più celebre è l’ipnotica Sequenze E frequenze.[3]

Il disco seguente, Clic, pubblicato nel 1974, è interamente dedicato al musicista e amico Karlheinz Stockhausen. L’album segna l’allontanamento dell’artista dalle sonorità progressive e sperimentali dell’esordio a favore dell’avanguardia contemporanea[3] e contiene Propiedad prohibida, brano che è stato utilizzato come sigla d’apertura del programma Tg2 Dossier.[23]

L’album viene in seguito ristampato in Inghilterra, con l’aggiunta di Aria di rivoluzione (tradotta in copertina dalla Island come Revolution in the air). L’opera successiva, M.elle le “Gladiator”, presenta circa dieci minuti di esperimenti e sovraincisioni (molto più duri e disarmonici di quelli di Clic), che danno spazio a circa venti minuti di suoni d’organo, registrati nella cattedrale di Monreale.[7]

Esperimenti d’avanguardia in collaborazione (1971 – 1975)

Nello stesso periodo, il nome di Franco Battiato appare in molti album scritti e lanciati da altri artisti, e tutti riconducibili al circuito dell’etichetta Bla Bla. Nel 1971 presenzia come coautore del singolo Tarzan, brano lanciato dal complesso Capsicum Red; contemporaneamente fonda la band degli Osage Tribe (il suo primo gruppo musicale), in cui figura come leader e voce solista.[13] Con questi incide, sempre nel 1971, il 45 giri Un falco nel cielo, la cui copertina, raffigurante una testa di bambola con bocca sanguinante, acquista in breve tempo molta notorietà.[13] La canzone viene scelta come sigla del quiz televisivo Chissà chi lo sa?, entrando anche a far parte del canzoniere degli scout.[13]

L’anno dopo gli Osage Tribe pubblicano un LP di jazz rock progressivo, intitolato Arrow Head; Battiato non fa più parte del gruppo, ma compare nel disco in veste di coautore del brano Hajenhanhowa.[24] Successivamente, sotto lo pseudonimo di Genco Puro & Co, collabora al disco Area di servizio, inciso nello stesso anno da Riccardo Pirolli. In questo LP Battiato canta in tre canzoni: Giorno d’estate, Nebbia e Biscotti e the. In seguito, realizza altre produzioni minori usando svariati pseudonimi come Springfield, Ixo e Colonnello Musch (in quest’ultimo caso collaborando con il musicista Pino Massara).[13]

Nel 1973 supporta la band musicale dei Jumbo nel loro album intitolato Vietato ai minori di 18 anni?, aggiungendo al brano Gil specifiche sonorità grazie al suo EMS VCS3 (sintetizzatore analogico molto versatile, generatore di particolari effetti elettronici). Altrettanto importante è la sua partecipazione al disco La finestra dentro, dell’amico Juri Camisasca, album tra i più noti della musica d’avanguardia dell’epoca.[13] Nel 1975 partecipa al progetto progressivo/sperimentale Telaio Magnetico, per la durata di un piccolo tour nel Sud Italia, insieme a Juri Camisasca, Mino Di Martino, Terra Di Benedetto, Roberto Mazza e Lino Capra Vaccina. A testimonianza di ciò, viene registrato l’apposito LP Live ’75, pubblicato nel 1995 da Musicando e ristampato da Black Sweat Records nel 2017 con l’aggiunta di una traccia inedita.

Le pubblicazioni per la Ricordi e l’incontro con Giusto Pio (1975 – 1978)

Nell’estate del 1975 presenzia al Festival del proletariato giovanile tenutosi a parco Lambro, sotto l’organizzazione della rivista Re Nudo. Il nome del musicista compare assieme ad alcuni fra i più noti artisti della musica italiana del periodo, quali Francesco Guccini, Lucio Dalla, Giorgio Gaber, Francesco De Gregori e Antonello Venditti.[25] Lo stesso Battiato ricorderà il periodo della controcultura con queste parole:[10]

«Trent’anni fa era molto più facile. Pollution è stato in classifica ai primi posti. Oggi non troverei chi me lo pubblichi. Ai miei tempi nei festival se vedevano un bollino di Coca-Cola si sfasciava tutto. Oggi siamo all’apologia del marchio.»

Nel 1976 con la chiusura della Bla Bla passa alla Dischi Ricordi e prosegue il suo percorso nell’avanguardia colta iniziato con Clic e M.elle le “Gladiator” con tre album dalla scarsa eco commerciale e poco apprezzati dalla critica. Il primo di questi è Battiato, uscito nel 1977, contenente Cafè-Table-Musik, collage sonoro della durata di venti minuti, la cui locuzione riprende un’espressione dello scrittore Marcel Proust.[26] Battiato si avvicina intanto al genere teatrale portando in scena, nel febbraio dello stesso anno, l’opera musicale Baby Sitter. Lontano da qualsiasi forma di piece tradizionale, lo spettacolo è un puzzle di accadimenti scenici senza alcun canovaccio di sorta, ispirato al concetto di ready-made, teorizzato da Marcel Duchamp.[non chiaro][27] Sempre nel 1977 produce il disco d’esordio dell’artista Alfredo Cohen, denominato Come barchette dentro un tram.[28]

In quel periodo il cantautore conosce il musicista Giusto Pio, con il quale stringerà un proficuo sodalizio artistico; lo stesso Giusto Pio gli impartirà, negli anni a venire, molte lezioni di violino.[29] Sempre per la Ricordi esce, l’anno seguente, Juke Box, prima collaborazione con il violinista e pensato come colonna sonora del film tv Brunelleschi (in seguito rifiutato dai produttori). Sempre nel 1978, produce il primo disco del musicista veneto dal titolo Motore immobile. L’ultimo album pubblicato con la Dischi Ricordi è L’Egitto prima delle sabbie. Con l’omonima traccia (brano di 14 minuti di pianoforte che ripete un solo accordo per tutta la durata della traccia), si aggiudica, nel 1979, il Premio Stockhausen di musica contemporanea.[7] Nello stesso periodo, insieme a Giusto Pio, assume la direzione musicale dello spettacolo Polli d’allevamento, scritto e diretto dall’amico Giorgio Gaber. Il duo si occupa prevalentemente degli arrangiamenti, utilizzati anche nel disco live tratto dallo spettacolo.

Il ritorno alla musica pop (1978 – 1979)

Nel 1978 pubblica un nuovo 45 giri usando lo pseudonimo Astra. I due brani, scritti con Pio, si intitolano Adieu e San Marco (entrambi con un testo in francese). L’anno dopo riprende la stessa musica di Adieu per una nuova canzone dal titolo Canterai se canterò, incisa da Catherine Spaak (presente nel retro del 45 giri Pasticcio); e la riprenderà ancora anni dopo, nel 1989, per la canzone Una storia inventata, contenuta nel disco Svegliando l’amante che dorme di Milva. Torna intanto a collaborare con l’artista abruzzese Alfredo Cohen, firmando assieme a Giusto Pio le musiche dei brani Roma e Valery (il cui testo, modificato dallo stesso Battiato, darà vita anni dopo alla più nota Alexander Platz).[30] Questa serie di brani porranno le basi per l’ascesa cantautorale del musicista, che da qui in avanti tornerà in maniera definitiva alla forma tradizionale della canzone.

Nel 1979, grazie all’interessamento di Angelo Carrara, che sarà il suo manager e produttore fino al 1986, passa alla EMI Italiana, decretando il suo ritorno alla canzone pur mantenendo vivo il suo interesse per la musica orientale. Tale fascinazione lo avvicinerà concretamente all’esperienza spirituale del sufismo, praticata in prevalenza dai martiri del misticismo islamico. Non a caso, si iscriverà con convinzione all’Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente, coltivando finanche lo studio della lingua araba.[31] Così facendo, nell’autunno dello stesso anno, registra, presso gli Studi Radius, L’era del cinghiale bianco, che contiene riferimenti alle idee esoteriche dello scrittore e intellettuale René Guénon.[32] Dell’album viene registrata una prima versione, assai diversa da quella definitiva, in cui si evince l’assenza di strumenti rock come il basso e la batteria, e che lascia notevolmente insoddisfatti gli autori.[33] Vengono quindi chiamati per la realizzazione di una seconda registrazione i musicisti Tullio De Piscopo e Julius Farmer. Una volta completata la nuova incisione, il disco viene presentato ai dirigenti della EMI, che si rivelano fin da subito molto riluttanti alla sua pubblicazione.[34] Bruno Tibaldi, presidente della casa discografica, decide ugualmente di procedere all’immissione dell’album su tutto il territorio nazionale.[34] Nonostante il modesto riscontro di vendite e varie critiche provenienti da alcuni ambienti della carta stampata,[34] il mensile Nuovo Sound definisce il disco “l’LP italiano più bello dell’anno”, sulla base del parere di una giuria musicale di cui facevano parte tra gli altri Renzo Arbore, Sergio Bardotti, Paolo Giaccio e Sergio Mancinelli.[35]

L’opera, nel complesso, presenta numerosi elementi che in futuro formeranno lo stile e la poetica di Battiato fra cui gli esotismi, i riferimenti letterari e gli scanzonati giochi linguistici. Ne sono un esempio i brani: Strade dell’est (sulle vicende del leader kurdo Mustafa Mullah Barazani), Magic shop (ironico pamphlet contro la commercializzazione dell’arte) e la stessa title-track, contraddistinta dal riff di chitarra e violino. Il riferimento geologico ad un’imprecisata “era del cinghiale bianco” proviene da un’antica leggenda celtica, che vedeva nel “sacro animale” l’emblema assoluto del sapere spirituale.[26] Si segnalano anche la strumentale Luna indiana, Il re del mondo, considerata il capolavoro del disco[36] e Stranizza d’amuri: prima traccia dell’autore interamente scritta in lingua siciliana. Segue un tour di quindici date, caratterizzato da una discreta presenza di pubblico,[37] cui partecipa il tastierista Filippo Destrieri, che collaborerà con Battiato per tutti gli anni ottanta e novanta.[38]

Una nuova idea di canzone (1980)

«Un giorno sulla Prospettiva Nevski / per caso vi incontrai Igor Stravinskij.»
(Franco Battiato, Prospettiva Nevski.)

Il primo album di Battiato degli anni ottanta è Patriots del 1980, che in origine doveva chiamarsi I telegrafi del martedì grasso. A differenza del precedente, il disco ottiene un discreto successo arrivando fino alla trentesima posizione in classifica.[39] L’album contiene il singolo Up patriots to arms, il cui titolo dal significato ermetico è stato descritto in questo modo dal suo autore:[40]

«L’idea risale al 1975, quando in un pub di Birmingham ho un visto un cartellone con la scritta “Up patriots to arms”. All’inizio mi faceva un po’ ridere, poi ho pensato che una frase del genere, se rivoltata e intesa in modo positivo, può essere un buon inizio per cominciare a fare delle cose nuove, per tentare dei cambiamenti.»

Oltre ad Up patriots to arms l’album contiene almeno due brani destinati a diventare dei classici del cantante siciliano fra cui Prospettiva Nevski (riferita alla strada principale di San Pietroburgo) e Le aquile (con testo ispirato al romanzo Statue d’acqua, della scrittrice svizzera Fleur Jaeggy). Il disco contiene anche Venezia-Istanbul (con finale ripreso dal Canto dei lavoratori di Filippo Turati), Arabian song (primo brano in cui l’artista si rapporta alla cultura islamica), nonché Frammenti e Passaggi a livello, entrambe contrassegnate da un ampio uso di citazioni letterarie che richiamano passi di poeti e scrittori quali Marcel Proust, Giacomo Leopardi, Giovanni Pascoli e Giosuè Carducci.

I cambi di registro sia testuali sia musicali, e il ricorso alla citazione e al frammento sono alla base della nuova idea di canzone proposta da Battiato.[41] L’autore non racconta una storia, né affronta una tematica, ma utilizza frasi e situazioni prive di nesso causale. Quello che nasce è un componimento inedito e complesso, dove le parole fanno da ponte verso la musica, mentre questa spiega e struttura i versi stessi. In questo modo l’artista realizza una risposta italiana alle trasformazioni internazionali della popular music. Nel merito il musicista disse:[42]

«Una ragazza di quindici anni mi ha scritto dicendo che non le frega niente di quello che dico, che comunque le piace da pazzi. Per me questo è il massimo, perché non voglio dire niente, oppure tutto.»

E ancora:

«Credo, al contrario di quelli che non hanno capito niente dei miei testi e li giudicano una accozzaglia di parole in libertà, che in essi ci sia sempre qualcosa dietro, qualcosa di più profondo […] Quando si intende adattare un testo alla musica si scopre che non è sempre possibile. Finché non si fa ricorso a quel genere di frasi che hanno solo una funzione sonora. Se si prova allora ad ascoltare e non a leggere, perché il testo di una canzone non va mai letto ma ascoltato, diventa chiaro il senso di quella parola, il perché di quella e non di un’altra. Per capire bisogna ascoltare, serve animo sgombro: abbandonarsi, immergersi. E chi pretende di sapere già rimane sordo.»

[43]

Questa nuova fase lo portò a collaborare con altri artisti, su tutti con la cantante Alice, con la quale scrisse, nello stesso anno, Il vento caldo dell’estate, prima affermazione del nuovo suono di Battiato; originato da un’intuizione sua e del violinista Giusto Pio, decisi a fermare la ritmica durante l’inciso, aggiungendovi in successione degli accordi d’organo.[43]

Gli anni del grande successo (1981 – 1982)

«Mr. Tamburino non ho voglia di scherzare / rimettiamoci la maglia i tempi stanno per cambiare.»

L’artista pubblicò il suo album di maggiore fortuna critica e commerciale nel 1981, La voce del padrone, il cui titolo richiama il pensiero dello scrittore Georges Ivanovič Gurdjieff e al contempo rappresenta un’ironica allusione all’omonima casa discografica.[44] Il disco porta alla massima espressione il gioco di “contaminazione” iniziato con L’era del cinghiale bianco e messo in evidenzia in Patriots.[non chiaro] L’album, dai toni colti e raffinati ma orecchiabile, contribuì ad aumentare gli ammiratori.[45] Il nuovo LP viene promosso al programma musicale Discoring, e prima ancora alla Mostra Internazionale di Musica Leggera, attraverso il singolo di lancio Bandiera Bianca. Battiato presenta il brano sopra un ipotetico palco elettorale utilizzando un megafono e attorniato da diversi madrigalisti atti a cantare le strofe del ritornello. Il refrain in questione è mutuato dalla poesia L’ultima ora di Venezia di Arnaldo Fusinato, e rappresenta un esplicito segno di resa nei confronti della società che l’autore accusa di essere troppo attaccata al denaro.[7] Altra canzone altrettanto celebre è Centro di gravità permanente, basata sulle teorie psicofisiche del filosofo Georges Ivanovič Gurdjieff, inerenti alle difficoltà dell’essere umano a trovare il “proprio centro interiore”, indispensabile al controllo delle pulsioni emotive e irrazionali.[26] A favore del mistico armeno il cantautore dichiara:[31]

«Il vero cambiamento della mia via, il più grande, lo debbo alla scoperta di Gurdjieff. Da solo con un’esperienza da autodidatta avevo scoperto quella che in Occidente, si chiama meditazione trascendentale, ma nel pensiero di Gurdjieff vidi disegnato perfettamente un sistema che già avevo intuito e frequentato. Esistono tante vie, esiste Santa Teresa e San Francesco; quella di Gurdjieff mi era molto congeniale. Una specie di sufismo applicato all’Occidente, all’interno di una società consumistica.»

L’intero LP reca canzoni divenute classici della musica italiana fra cui, oltre alle già citate, Cuccurucucù (titolo che riprende la famosa canzone di Caetano Veloso), nel cui coro è presente Giuni Russo (non citata nei crediti), e Segnali di vita, preludio al pop più riflessivo degli album immediatamente successivi.

Dopo un timido successo, nel febbraio del 1982 l’album inizia a scalare la classifica, raggiungendo la prima posizione nel mese di marzo, e mantenendo ininterrottamente il primato fino a inizio autunno solo per cederlo al successivo album dello stesso autore. A fine anno risulterà essere il primo album italiano ad aver oltrepassato (circostanza avvenuta tra settembre e ottobre) il milione di copie vendute,[46] superando ogni aspettativa dell’autore e della casa discografica.[46] Tra i vari attestati, riceve nella città di Venezia il premio Gondola d’oro come miglior album dell’anno.[47] Il disco è collocato al secondo posto, dalla rivista Rolling Stone, nella lista dei 100 album italiani più belli di ogni tempo.[48]

Risultati commerciali altrettanto notevoli vengono raggiunti da L’arca di Noè, pubblicato nel 1982, che in poche settimane vende circa 550.000 copie,[49] risultando il disco italiano più venduto nell’anno, preceduto soltanto dal celebre Thriller di Michael Jackson.[50] Il nuovo LP, dal tenore pessimista e apocalittico, presenta canzoni di stampo ironico e graffiante. Fra queste vi sono Scalo a Grado (dove viene cantata la trascrizione latina dell’Agnus Dei), L’esodo e Clamori, queste ultime due musicate su testi del mistico e scrittore Tommaso Tramonti. Radio Varsavia (singolo apripista dell’album) è il brano più controverso e Gianfranco Manfredi de La Stampa accusa Battiato di avere inserito nel disco «la cultura della nuova destra».[49] In risposta, l’artista dichiara di non aver capito “cosa ci trovino nelle sue canzoni che si possano avvicinare alla loro ideologia che è esattamente all’opposto di ciò che dico io. All’opposto.”[51] La apprezzata Voglio vederti danzare, diventata fra le più suonate dal vivo durante i concerti del cantante, cita l’abilità artistica dei “dervisches tourneurs”, danzatori mistici che sogliono esibirsi con movimenti circolari ossessivi, simbolo di ricerca spirituale e introspettiva.[26] Nello stesso periodo esce Legione straniera dell’amico musicista Giusto Pio, con la collaborazione di Battiato in tutte le tracce, così come nel successivo Restoration.[52]

Considerato un cantautore innovativo ed eclettico, Battiato ha avviato una ricerca personale che spazia tra soluzioni sonore molto eterogenee, comprendenti l’uso dell’elettronica e la citazione della musica classica, elaborando testi che sono dei veri e propri pastiche letterari contenenti citazioni colte, terminologie pop e svariati riferimenti filosofici.[7] Anche la sua insolita voce desta molta attenzione, facendo leva su una timbrica nasale molto particolare, assai vicina alla tecnica vocale del falsetto.[37]

La successiva produzione discografica (1983 – 1987)

Nell’autunno del 1983 esce il dimesso Orizzonti perduti che presenta un massiccio uso di musica elettronica e si distingue per la totale assenza di strumenti acustici.[53] Nell’opera, le abituali tematiche si declinano in una “mistica del quotidiano” che procede delineando immagini di natura domestica e popolare.[non chiaro] Di conseguenza, descrizioni di vita quotidiana si palesano nei brani: Tramonto occidentale, Zone depresse, Gente in progresso e in particolar modo nell’autobiografica Campane tibetane. Il disco è lanciato dal singolo La stagione dell’amore, altro “classico” della sua produzione.

Nel 1984 il cantante siciliano decide di ridurre notevolmente l’attività concertistica.[54] Fa eccezione la sua partecipazione all’Eurovision Song Contest in coppia con Alice. I due artisti si esibiscono cantando I treni di Tozeur, che si piazza al quinto posto e ottiene un elevato successo di vendite in tutta Europa.[54] Il brano fa riferimento a Tozeur, antico centro commerciale del Jerid, posto ai margini del deserto del Sahara. La zona è circondata da un lago salato (cit. «distese di sale…») le cui esalazioni conducono i viandanti ad avere allucinazioni e miraggi. Se un tempo si parlava di carovane in lontananza, oggi quei miraggi possono essere visti e confusi come treni all’orizzonte. Da qui l’origine del titolo.[55] Nello stesso anno è impegnato in un progetto messo in atto al programma televisivo Mister Fantasy, che prevede un concerto telematico con l’esecuzione del brano Propiedad Prohibida (eseguito dal musicista e da cinque suoi collaboratori situati in cinque luoghi diversi).[54]

Già in estate, annuncia l’uscita di tre nuovi album, per il mercato italiano, spagnolo e inglese.[56] Il disco per il mercato italiano, Mondi lontanissimi, esce nell’aprile del 1985. Questo nuovo lavoro, uscito durante gli anni in cui nasceva la letteratura cyberpunk, si caratterizza per lo scenario fantascientifico e presenta un elevato uso di suoni computerizzati a cui fanno da contraltare melodie di stampo classico.[57] La copertina mostra l’artista che apre una finestra in cui compare il profilo di Saturno. Secondo l’artista, i “mondi lontanissimi” sono i pianeti del nostro Sistema Solare, e anche (in seconda lettura) i “mondi interiori” della nostra coscienza, dove regnerebbero livelli di consapevolezza ancora ignoti e inesplorati.[57] Anticipato dai singoli No Time No Space/Il re del mondo e Via Lattea/L’animale, raggiunge il terzo posto in classifica risultando il ventitreesimo LP più venduto in Italia.[58] Uno dei brani più noti del disco è No Time No Space, che vorrebbe rappresentare i misteri dell’Universo, ed è costruito sul ritmo serrato delle percussioni che si contrappongono alle sonorità armoniche e sinfoniche degli arrangiamenti. Lo stile postmoderno del lavoro di Battiato si evidenzia in varie tracce tra cui: Risveglio di primavera, Temporary Road e Chan-son egocentrique (già incisa con Alice nell’album Azimut).

Con la raccolta Echoes of Sufi Dances, Battiato tenta di affacciarsi ai mercati discografici spagnoli e inglesi. Mentre in Spagna il cantautore ottiene un buon riscontro di vendite, negli Stati Uniti il disco non supera le diecimila copie vendute.[59] Sebbene fosse inizialmente entusiasta all’idea di avvicinarsi al pubblico statunitense[60] Battiato non dedicherà più attenzione al progetto, anche a causa delle condizioni impostigli dal produttore della EMI americana, che avrebbe preteso il suo trasferimento a Los Angeles per fini promozionali.[59]

Poco più tardi, il cantautore dà inizio a una carriera parallela di compositore colto, che porterà alla pubblicazione di alcune opere di matrice sacra e accademica. La prima di queste è Genesi del 1986, caratterizzata in gran parte da sonorità sintetiche ed elettroniche. Il progetto viene curato dallo stesso Battiato, già dal 1983.[61][62] Dopo aver eseguito saltuariamente in concerto alcuni pezzi dell’opera, la prima rappresentazione ufficiale avviene presso il Teatro Regio di Parma il 26 aprile 1987.[63]

Dall’album Fisiognomica al primo live Giubbe Rosse (1988-1990)

Battiato è tornato al formato canzone con Fisiognomica che, nonostante ciò, apre a un’impostazione classica e accademica non del tutto avulsa da un certo afflato spirituale e filosofico: un ripiegamento interiore che si rifletterà anche nella vita privata dell’artista, che deciderà di trasferirsi da Milano a Milo, in Sicilia.[7][61] Il quindicesimo album in studio del cantautore è ispirato all’omonima opera di Aristotele[26] e contiene alcune ballate come E ti vengo a cercare e Secondo imbrunire, che fondono la canzone d’amore tradizionale a tematiche prettamente esistenziali. Il mito dell’amore invece parte da sequenze per tastiera per paesaggi sonori per tastiera, il tutto accompagnato da cori lirici che approdano a un finale per chitarra elettrica e organo da chiesa. Uno dei brani più apprezzati è però L’oceano di Silenzio, che unisce tastiere e orchestra in un andamento calmo e ipnotico, che anticipa le sacrali sonorità del successivo album Come un cammello in una grondaia. Altri brani contenuti in Fisiognomica sono Nomadi, scritta da Juri Camisasca, e Veni l’autunnu, un omaggio alla terra d’origine, cantata con fonemi in lingua araba e siciliana.

Nonostante la scarsa accessibilità delle musiche, il disco vende oltre 300.000 copie, divenendo uno dei maggiori successi dell’anno a cui fa seguito un tour svoltosi anche al di fuori dei confini nazionali.[64] Grazie a questo nuovo LP, nel 1989 Battiato viene chiamato da papa Giovanni Paolo II ad esibirsi in Vaticano, divenendo il primo cantante di musica leggera a tenere un concerto nella Città del Vaticano.[65]

Il successivo Giubbe rosse, uscito nel 1989, è il primo album dal vivo del musicista e raccoglie registrazioni effettuate nella sezione invernale del Fisiognomica Tour nei rispettivi teatri d’Italia, Francia e Spagna.[66] Il disco attraversa gran parte della carriera del cantautore, dalla sperimentazione anni settanta alla più recente fase degli ottanta. L’opera contiene l’inedito Giubbe Rosse, Alexander Platz (già cantata da Milva), Mesopotamia, versione modificata del brano Che cosa resterà di me (scritto per l’album Dalla/Morandi) e Lettera al governatore della Libia, anch’essa modificata e già scritta nel 1980 per Giuni Russo. La cantante siciliana comparirà come seconda voce anche in questa nuova versione. La collaborazione tra Giuni Russo e Battiato risale ai primi degli anni ottanta, lo stesso musicista scrive per la giovane artista l’intero album Energie, uscito nel 1981. In un periodo coevo all’uscita di Giubbe rosse, il cantautore compone in parallelo musiche per il cinema, scrivendo l’inedita partitura del film Una vita scellerata (uscito nel 1990), incentrato sulla figura dell’artista fiorentino Benvenuto Cellini.[67]

Gli ultimi album da solista (1991-1994)

«Tra i governanti / quanti perfetti e inutili buffoni, / questo paese devastato dal dolore / ma non vi danno un po’ di dispiacere quei corpi in terra senza più calore…»
(Franco Battiato, Povera Patria)

Il decennio si apre con la pubblicazione di Come un cammello in una grondaia, che in breve tempo vende oltre 25.000 copie.[68] Il titolo allude a una citazione di al-Biruni, scienziato persiano vissuto nel XII secolo, che era solito pronunciare tale frase per indicare l’inadeguatezza della propria lingua nel descrivere argomenti di carattere scientifico.[26] Registrato presso gli Abbey Road Studios l’album segna un ulteriore avvicinamento verso certe sonorità religiose e spirituali. L’idea di eliminare in fase di registrazione le componenti della sezione ritmica conduce il disco a risultati ancor più lontani dal formato canzone rispetto al precedente Fisiognomica Così facendo, l’artista avvicina la musica leggera al formato della sinfonia classica.[7]

Ne risulta un album di difficile fruizione, in cui il canto è accompagnato dal pianoforte e da rari e impercettibili accordi di tastiera che confluiscono in un tappeto sonoro a cui ha contribuito l’orchestra nazionale di Londra. Nell’album sono presenti quattro lied classici di Richard Wagner, Vicente Martín y Soler, Johannes Brahms e Ludwig van Beethoven, uniti ad altrettanti inediti del cantautore. Il brano più famoso del disco è l’invettiva politica di Povera Patria, che si aggiudica nel 1992 la Targa Tenco come miglior canzone dell’anno.[69][70] Ad esse seguono l’austera Le sacre sinfonie del tempo e l’invocazione de L’ombra della luce.

Dopo la sua partecipazione al Concerto di Baghdad, tenuto con l’orchestra nazionale irachena nel 1992 (trasmesso in mondovisione e pubblicato in DVD), l’autore torna in Italia presentando un nuovo LP di inediti recante il titolo Caffè de la Paix. Il disco riprende la pop del Battiato anni ottanta, filtrandole con tematiche di natura teologica, già affrontate nei lavori precedenti. L’album reintegra batteria, basso, chitarre, tastiere e computer, che accompagnano arrangiamenti classici e strumenti tradizionali arabi, adattando lo stile del cantautore alla world music.[7] Alle ormai solite espansioni tastieristico-orchestrali con testi onirici (Sui giardini della preesistenza, Ricerca sul terzo, Haiku) si intervallano una serie di ballate al contempo moderne e classiche. Oltre al richiamo arabo di Fogh in Nakhal, vi sono la vivace title-track, e la religiosa Lode all’inviolato, con andamento incalzante, sovente dettato da sonorità rock. Altre canzoni da segnalare sono il dittico storico-mitologico: Atlantide e Delenda Carthago. Quest’ultima, oltre a richiamare il popolare monito di Marco Porcio Catone, contiene un passo tratto dal Libro III delle Elegie, scritte dal poeta latino Sesto Properzio. Si rileva, in aggiunta, un riferimento al mondo magrebino, dove donne con le “dita colorate di henna”, realizzano sulla pelle particolari incisioni (simili agli odierni tatuaggi), all’epoca patrimonio esclusivo del corpo femminile.[26]

L’opera si classifica Miglior Disco dell’Anno nel referendum di Musica e dischi e risulta il trentaseiesimo album più venduto in Italia del 1993.[71] Il Caffè de la Paix, citato nell’omonima canzone, è un locale parigino, progettato da Charles Garnier (lo stesso architetto dell’Opéra national de Paris), inaugurato nel lontano 1862; luogo dove Georges Ivanovič Gurdjieff intratteneva lezioni ai vari adepti del suo pensiero.[26] Dell’anno successivo sono il live Unprotected e la nuova Messa arcaica, composizione religiosa per soli coro e orchestra, portata in giro in varie chiese d’Italia riscuotendo un buon successo.[7] Sempre sulle orme della musica classica, è uscita l’opera in due atti Gilgamesh, basata sulla mitologia sumera. La prima rappresentazione ufficiale si tiene al Teatro dell’Opera di Roma, la sera del 5 giugno 1992.[63]

Sodalizio artistico con Manlio Sgalambro (1994-1997)

«E guarirai da tutte le malattie / perché sei un essere speciale / ed io avrò cura di te»

A partire dal 1994 inizia la collaborazione con il filosofo Manlio Sgalambro, conosciuto l’anno precedente nella sua Sicilia, durante una presentazione, assieme all’editore Scheiwiller, di una raccolta di poesie del poeta Angelo Scandurra.[72] I primi frutti di questa collaborazione sono l’opera teatrale Il cavaliere dell’intelletto e l’album L’ombrello e la macchina da cucire, edito dalla casa discografica EMI. Quest’ultimo, fra le opere meno conosciute dell’artista, contiene brani dai connotati estremamente intellettuali e lontani da ogni intento di carattere commerciale. Il titolo del disco riprende una frase contenuta nel poema epico in prosa Canti di Maldoror, del poeta francese Lautréamont.[73]

Nell’autunno del 1996, per la nuova casa discografica Mercury, pubblica L’imboscata, il cui successo commerciale restituisce a Battiato la popolarità raggiunta negli anni passati. Il disco si piazza al secondo posto nella classifica FIMI Album divenendo, per il mercato italiano, il nono album più venduto dell’anno.[74] La caratteristica copertina riporta un dipinto di Antoine-Jean Gros, raffigurante Napoleone Bonaparte mentre arringa l’esercito prima della battaglia delle piramidi. L’Imboscata, rinnova il percorso sperimentale del cantautore, con un massiccio impiego di sintetizzatori e sonorità elettroniche. Si crea così una linea compositiva incentrata sull’utilizzo preminente della chitarra elettrica, atta a conciliare musica da camera, accelerazioni ritmiche e improvvise asperità rock.[75] Sul versante dei testi, i testi aulici e raffinati di Sgalambro non disdegnano soluzioni vicine al plurilinguismo (alcune tracce recano passaggi in inglese, francese, portoghese e tedesco).[7] Pubblicato anche in Spagna, l’album contiene La cura, una delle sue tracce più note e apprezzate. Il brano viene certificato, lo stesso anno, disco di platino con oltre 30.000 copie vendute.[76]

Il primo singolo di lancio, Di passaggio, presenta un intervento di Sgalambro che legge in greco antico un frammento di Eraclito e il testo è permeato dalle riflessioni dello stesso. La traccia si chiude con un altro frammento (nel caso un epigramma di Callimaco), cantato a due voci da Battiato e Antonella Ruggiero. A seguire troviamo la più “rockeggiante” Strani giorni, Amata solitudine e la ballata dal sapore iberico Segunda Feira. Il testo lusitano parla di un Mediterraneo dell’età classica, dove il mare diviene il ricordo di luoghi esotici come il porto di Singapore, il corallo delle Maldive e l’isola di Macao. Unica traccia non presente nell’album e pubblicata come singolo è Decline And Fall Of The Roman Empire, in larga parte tratta dai testi letterari di Sgalambro dove vengono richiamate opere diametralmente opposte come L’anatomia dell’urina di James Hart e il Vangelo secondo S.Matteo.[77] Sull’onda del rinnovato successo partecipa al Festivalbar e, ancor prima, al Concerto del Primo Maggio, dove riceve inaspettati fischi per un guasto agli amplificatori presenti sul palco.[78]

Esplorazione rock di Gommalacca e ritorno all’avanguardia (1998-2000)

«Rozzi cibernetici signori degli anelli / orgoglio dei manicomi.»
(Franco Battiato, Shock in my town)

Proseguendo la sua ricerca sonora in territori rock ed elettronici, l’artista pubblicò Gommalacca, uscito nell’autunno del 1998, che rappresenta uno dei massimi successi dell’artista, e al tempo stesso, uno dei suoi più arditi esperimenti musicali.[7][7] Fra i brani contenuti nel disco vi è la dura Il mantello e la spiga, l’apparentemente soave Casta Diva (in cui “acuti” di chitarra elettrica avrebbero dovuto accompagnare gli acuti campionati di Maria Callas, poi sostituiti in fase di pubblicazione con la voce di un altro soprano per la mancata autorizzazione da parte degli eredi della Callas) e Auto Da Fe’, incentrata sull’interazione fra la chitarra elettrica e il sintetizzatore. Il titolo del brano richiama la cerimonia pubblica dell’autodafé (letteralmente atto di fede), processo istituito dall’inquisizione spagnola, dove venivano comminate pene e condanne di varia natura.[26] I brani più famosi sono invece Il ballo del potere e Shock in my town. La prima unisce percussioni d’andamento tribale con cori campionati, aprendo al contempo a melodie anni trenta, mentre la seconda, si struttura secondo un riff di chitarra dove in sottofondo si sovrappongono numerosi suoni e distorsioni, cori spettrali, e spunti elettronici.[7] Lo “shock addizionale” riportato nel testo della canzon, si riferisce all’elemento cardine della “legge dell’Ottava” (teorizzata da Gurdjieff), ossia la spinta che evita alle correnti di cambiare direzione e che tiene quindi salde le nostre intenzioni e il nostro agire. Tale spinta esorta al risveglio la forza del serpente “Kundalini” (anch’esso citato nel testo), che secondo certe culture yogi rappresenta l’energia vitale, sopita alla base della colonna vertebrale[79]. Il basso è suonato da Morgan, che Battiato ammirava e al quale propose di collaborare.

Non vanno trascurate altre composizioni quali La preda (che descrive minuziosamente un’estasi tantrica) e l’apocalittica Quello che fu. Nella più pacata Vite parallele Battiato affronta il tema della reincarnazione (già argomentato in Caffè de la Paix), della quale il cantautore è un fermo sostenitore.[80] Nel corso dell’anno, il disco viene promosso in molte trasmissioni musicali, aggiudicandosi nel 1999 la Targa Tenco come miglior album dell’anno.[81] I brani Shock in my town, il mantello e la spiga e vite parallele furono eseguiti da Battiato, come opite fuori gara, al quarantanovesimo Festival di Sanremo, alla presenza del filosofo Manlio Sgalambro e con Giusto Pio alla direzione dell’orchestra. Con questa rassegna Giusto Pio si ritirò a vita privata, dopo aver accompagnato nelle composizioni, negli arrangiamenti e nelle direzioni d’orchetra la produzione artistica di Battiato per oltre vent’anni.

Con la fine del millennio, l’artista rifugge nuovamente il formato canzone e su commissione del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino incide per la Sony i sette movimenti sperimentali che compongono il disco Campi Magnetici. L’opera è un momentaneo ritorno alle tendenze avanguardiste dei primi anni settanta, ora filtrate dall’uso della moderna tecnologia digitale. Nell’album si alternano a continui flussi elettronici e campionamenti, improvvisi attacchi di percussioni che lasciano spazio a incisi lirici e pianistici. Non mancano parti recitate che trattano in special modo di scienza empirica.[7]. Nello stesso anno, nel marzo del 2000, giunge per l’artista siciliano il premio Librex Montale, nella specifica sezione versi per musica; riconoscimento assegnato nella stessa edizione anche al poeta fiorentino Alessandro Parronchi.[82]

Trilogia dei Fleurs (1999-2008)

Nell’autunno del 1999, il cantautore siciliano pubblica un nuovo album dal titolo Fleurs, interamente sorretto da soli pianoforte e quartetto d’archi. Si tratta di un “concept cover album” composto (oltre che da due inediti) da dieci canzoni altrui, in prevalenza risalenti agli anni cinquanta e sessanta, tutte arrangiate per ensemble da camera.[7] Il disco raccoglie Era de maggio del poeta napoletano Salvatore Di Giacomo e Ruby Tuesday, successo degli anni sessanta targato Rolling Stones.

Battiato si confronta così con pezzi di altri artisti prediligendo canzoni di natura sentimentale, sia italiane (presenti due cover di Sergio Endrigo: Aria di neve e Te lo leggo negli occhi) che straniere (J’entends siffler le train di Richard Anthony, Che cosa resta (Que reste-t-il de nos amour) di Trenet e La canzone dei vecchi amanti (La chanson des vieux amants) di Jacques Brel).

L’opera è soprattutto l’occasione per omaggiare la recente scomparsa del cantautore Fabrizio De André, incidendo e reinterpretando due dei suoi brani più celebri: La canzone dell’amore perduto (traccia d’apertura del disco) e Amore che vieni amore che vai (presentata con commozione al concerto tributo a Fabrizio De André, tenutosi il 12 marzo 2000 al Teatro Carlo Felice di Genova).[83] Altra cover dell’artista promossa da Battiato, sarà, anni più tardi, Inverno, contenuta nell’album Inneres Auge – Il tutto è più della somma delle sue parti. Inoltre, nel novembre del 2011, il musicista partecipa al disco celebrativo Sogno nº 1, omaggio della London Symphony Orchestra al cantautore genovese. La voce di Battiato compare nel brano Anime salve, sostituendosi a quella del partner originale Ivano Fossati. Tornando al disco, si sottolineano i brani scritti con Sgalambro dal titolo: Medioevale e Invito al viaggio, quest’ultimo direttamente ispirato all’omonima poesia di Charles Baudelaire. L’album riscuote successo, anche in virtù dell’inedita operazione che vede il musicista misurarsi con autori e brani del tutto estranei alla sua linea musicale. Il titolo è un chiaro omaggio alla dolcezza e poesia delle canzoni.

Il 30 agosto del 2002, anche su pressione dei produttori visto il successo del primo Fleurs, esce Fleurs 3, numerato in maniera insolita per evitare, come afferma l’autore, la possibilità di una terza futura uscita.[84] La smentita avverrà sei anni più tardi con la pubblicazione di Fleurs 2. Nel disco sono presenti due canzoni scritte dall’artista: Come un sigillo, cantata con Alice e Beim Schlafengehen, dall’omonima composizione di Richard Strauss su un testo dello scrittore Hermann Hesse. Sigillata con un bacio è la versione italiana di un brano americano originariamente intitolato Sealed With a Kiss. Molte le canzoni da ricordare: Perduto amor, di Salvatore Adamo, Se mai (versione italiana del brano Smile di Charlie Chaplin), Impressioni di settembre della PFM e Insieme a te non ci sto più, di Paolo Conte (già ripresa dal regista Nanni Moretti nel film La stanza del figlio). Anche in questo lavoro, c’è spazio per omaggiare altri musicisti della scuola genovese con un rifacimento dei brani Il cielo in una stanza e Ritornerai, rispettivamente di Gino Paoli e Bruno Lauzi.

Nel 2008 si ha la temporanea conclusione di quella che parrebbe essere una vera trilogia, con l’uscita di Fleurs 2, contenente il singolo Tutto l’universo obbedisce all’amore, eseguito con la cantautrice Carmen Consoli. Tra le cover da ricordare si annoverano It’s five o’ clock degli Aphrodite’s Child, Bridge over troubled water di Simon & Garfunkel, La musica muore di e con Juri Camisasca e ancora un rifacimento di un brano di Sergio Endrigo dal titolo Era d’estate.

Ferro Battuto, Dieci stratagemmi, Il vuoto (2001-2010)

Battiato affronta l’inizio del millennio con un nuovo lavoro sospeso fra pop e sperimentazione dal titolo Ferro battuto, uscito nuovamente per la EMI nella primavera del 2001. Nel disco troviamo un duetto con il leader e cantante dei Simple Minds Jim Kerr, presente nella canzone di lancio Running against the grain. Segue Bist du bei mir, brano latineggiante dove l’autore affronta vari registri linguistici cantando sia in italiano che in tedesco, così come in Personalità empirica, dove alterna italiano e francese, con una parte recitata dal filosofo Sgalambro. Si segnalano Il cammino interminabile e Sarcofagia (ispirata al trattato animalista Del mangiar carne, elaborato e scritto dal filosofo Plutarco).[85] Trova campo un omaggio al noto chitarrista Jimi Hendrix con un rifacimento della sua Hey joe. Chiude il disco Il potere del canto dove si accentuano ancor di più i vari suoni da campionatura, proprio come era accaduto in Gommalacca, nell’ultima traccia Shakleton.

Due anni più tardi, nel maggio del 2003, riceve dal Presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi la Medaglia ai benemeriti della cultura e dell’arte, ritirata nel Palazzo del Quirinale insieme ad altri artisti quali Katia Ricciarelli e Susanna Tamaro.[86] L’anno successivo partecipa alla prima edizione del Festival teatro canzone Giorgio Gaber, promossa e organizzata nel ricordo dell’amico e cantautore milanese. Nella circostanza sale sul palco assieme al collega Roberto Vecchioni cantando il brano La libertà.[87]

Nell’autunno del 2004 esce Dieci stratagemmi, prodotto dalla Sony Music. Il cantante, per la scelta del titolo, ha preso spunto da I 36 stratagemmi di Gianluca Magi (libro a sua volta ispirato a L’arte della guerra, antico trattato militare attribuito al generale cinese Sun Tzu).[88] Il sottotitolo dell’album Attraversare il Mare per ingannare il Cielo è il primo dei 36 stratagemmi che compongono il libro di Gianluca Magi. I 10 stratagemmi del disco sono, naturalmente, le dieci canzoni presenti in esso.

Nel corso dell’anno vengono estratti i singoli discografici Tra Sesso e Castità, Le Aquile Non Volano a Stormi, Ermeneutica e Odore di polvere da sparo. Tra i vari collaboratori (tracce cinque, otto e nove), vi sono i Krisma, amici di lunga data dell’artista (di Battiato sono alcuni pezzi scritti per Maurizio Arcieri alla fine degli anni sessanta). Inoltre, partecipano all’album la cantante dei Lacuna Coil Cristina Scabbia (che interviene nel brano I’m that) e la cantante giapponese Kumi C. Watanabe: sua la voce nei brani Le aquile non volano a stormi, Ermeneutica e Apparenza e realtà. Degna di nota la melodica Fortezza Bastiani, diretta citazione del romanzo Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati. Chiude il disco La Porta dello spavento supremo (Il Sogno) , con parte recitativa interpretata dal filosofo Sgalambro, autore del testo assieme a Fleur Jaeggy.

Nel frattempo, vengono registrati i rispettivi live: Last Summer Dance e Un soffio al cuore di natura elettrica, quest’ultimo riguarda esclusivamente il concerto tenutosi al Nelson Mandela Forum, in data 17 febbraio 2005. Nel febbraio del 2007 il cantautore pubblica un nuovo album dal titolo Il vuoto, che vede l’abituale presenza ai testi del filosofo Manlio Sgalambro. Dal disco vengono estratti i singoli radiofonici Il vuoto, Aspettando l’estate e Niente è come sembra. L’opera presenta la partecipazione delle Mab, complesso femminile di origini sarde votato all’hard rock. Due anni dopo, esattamente il 13 novembre 2009, è la volta di Inneres Auge – Il tutto è più della somma delle sue parti, antologia contenente due brani inediti, alcune cover e nuove versioni di varie hits del passato. In un’intervista rilasciata a il Fatto Quotidiano, alla domanda: Che significa “Inneres Auge”?, Battiato ha risposto: «Occhio interiore. Ma lo preferisco in tedesco. In italiano si dice “terzo occhio”, ma non mi piace, fa pensare a una specie di Polifemo. I tibetani hanno scritto cose magnifiche sull’occhio interiore, che ti consente di vedere l’aura degli uomini: qualcuno ce l’ha nera, come certi politici senza scrupoli, mossi da bassa cupidigia; altri ce l’hanno rossa, come la loro rabbia».[69]

La canzone è un nuovo atto d’accusa del musicista nei confronti del potere politico. L’occasione è servita per ribadire il concetto di “cantautore impegnato”: «Per il tipo che dovrei essere, no. Ma non sopporto i soprusi e ogni tanto coercizzo il mio strumento. Il pretesto di “Inneres Auge”, che ha origini più antiche, è arrivato quest’estate con lo scandalo di Bari, delle prostitute a casa del premier. E con la disinformazione di giornali e tiggì che le han gabellate per faccende private. Ora, a me non frega niente di quel che fanno i politici in camera da letto. Mi interessano quelli che influenzano la vita pubblica, con abusi di potere, ricatti, promesse di candidature, appalti, licenze edilizie in cambio di sesso e di silenzi prezzolati. Questa è corruzione, a opera di chi dovrebbe essere immacolato per il ruolo che ricopre».[69] La canzone dialettale U cuntu, altra traccia originale dell’album, è stata una delle cinque canzoni finaliste al Premio Mogol nel giugno del 2010.[89]

Ultima collaborazione con Sgalambro (2011-2012)

Il nuovo decennio si apre con l’insolita partecipazione dell’artista al Festival di Sanremo, condotto dall’amico e cantante Gianni Morandi. Nell’occasione sale sul palco nella doppia veste di concorrente e direttore d’orchestra, accompagnando il cantautore siciliano Luca Madonia con cui presenta il brano L’alieno.[84] Nell’autunno seguente pubblica un nuovo concept-album, incentrato sulla figura del filosofo cosentino Bernardino Telesio. L’opera lirica (come indica il sottotitolo di copertina: in due atti e un epilogo), si apre con un prologo per pianoforte e archi, con voce dello stesso Battiato che recita una serie di parole tra le quali: Temperamento, Colerico, Sanguigno. Umore, Allegro, Lo spirito anima la Terra e le piante, La pietra grezza e altre ancora. Questo nuovo lavoro è accompagnato da vari pensieri del filosofo Sgalambro (suo il relativo libretto), il tutto sorretto da musiche orientali, canti lirici intrecciati e atmosfere elettroniche che fanno da sfondo alle note del pianoforte. L’opera, andata in scena per la prima volta al Teatro Rendano di Cosenza il 6 maggio 2011, ha la peculiarità di essere la prima pièce olografica a livello mondiale ad essere presentata in tre dimensioni, davanti a un pubblico di spettatori paganti.[90]

Un anno più tardi, il 23 ottobre del 2012, a cinque anni di distanza dall’ultimo album di inediti, esce Apriti sesamo, che si aggiudica, con oltre 30.000 copie vendute, il disco d’oro.[91] L’opera ha accenti fortemente polemici contro la classe politica oltre alle consuete ricerche musicali morali e spirituali.[92] Il compositore asserisce che, “se la materia è corrotta, la spiritualità è il luogo eletto nel quale rifugiarsi, oppure dal quale ripartire nel processo di miglioramento di sé e del mondo”. Tra i brani Passacaglia (ispirata alla composizione Passacaglia della vita del sacerdote seicentesco Stefano Landi), Il serpente (invettiva contro il denaro), e La polvere del branco.

Dal punto di vista musicale, Apriti Sesamo non si discosta né da Dieci Stratagemmi né da Il Vuoto; il pop sperimentato dall’artista è sorretto, come sempre, da esplorazioni elettroniche. I testi, a contrario, aprono le porte, in maniera più decisa, al disagio sociale, senza abbandonare gli usuali termini colti e poliglotti. Ne sono dimostrazione i brani: Caliti Junku, Un richiamo, Aurora e Testamento. L’album è l’ultima opera dove compare la collaborazione del filosofo Manlio Sgalambro. Due anni più tardi, il 6 marzo 2014, lo scrittore siciliano morirà nella sua Catania (all’età di 89 anni), ponendo fine ad un sodalizio durato oltre vent’anni.[93]

Ultimi progetti (2012-2017)

Nel 2012 Battiato partecipa artisticamente alla creazione di una serie di CD musicali di musica contemporanea dedicati all’Oriente. Promotore di questa iniziativa è la formazione italiana degli Stenopeica, fondata da Martino Nicoletti e Roberto Passuti, che da anni si muove nella ricerca sperimentazione musicale, affiancando una profonda conoscenza dei patrimoni musicali dell’Asia con la creazione di musica etnica e contemporanea. Da questa collaborazione, a cui partecipano tra l’altro anche Teresa De Sio e Giovanni Lindo Ferretti, nascono, nel 2012, due CD: Kathmandu: eclissi delle due lune e Kathmandu: Disiecta membra, nonché un CD-book, dal titolo Kathmandu: diario dal Kali Yuga (2016). Le opere traggono ispirazione dal volume di poesia e fotografia di Martino Nicoletti: Kathmandu: lezioni di tenebre, dedicato alla metropoli himalayana e pubblicato in Italia nel 2012.

Il nuovo decennio si apre con l’insolita partecipazione dell’artista al Festival di Sanremo, condotto dall’amico e cantante Gianni Morandi. Nell’occasione sale sul palco nella doppia veste di concorrente e direttore d’orchestra, accompagnando il cantautore siciliano Luca Madonia con cui presenta il brano L’alieno.[84] Nell’autunno seguente pubblica un nuovo concept-album, incentrato sulla figura del filosofo cosentino Bernardino Telesio. L’opera lirica (come indica il sottotitolo di copertina: in due atti e un epilogo), si apre con un prologo per pianoforte e archi, con voce dello stesso Battiato che recita una serie di parole tra le quali: Temperamento, Colerico, Sanguigno. Umore, Allegro, Lo spirito anima la Terra e le piante, La pietra grezza e altre ancora. Questo nuovo lavoro è accompagnato da vari pensieri del filosofo Sgalambro (suo il relativo libretto), il tutto sorretto da musiche orientali, canti lirici intrecciati e atmosfere elettroniche che fanno da sfondo alle note del pianoforte. L’opera, andata in scena per la prima volta al Teatro Rendano di Cosenza il 6 maggio 2011, ha la peculiarità di essere la prima pièce olografica a livello mondiale ad essere presentata in tre dimensioni, davanti a un pubblico di spettatori paganti.[90]

Un anno più tardi, il 23 ottobre del 2012, a cinque anni di distanza dall’ultimo album di inediti, esce Apriti sesamo, che si aggiudica, con oltre 30.000 copie vendute, il disco d’oro.[91] L’opera ha accenti fortemente polemici contro la classe politica oltre alle consuete ricerche musicali morali e spirituali.[92] Il compositore asserisce che, “se la materia è corrotta, la spiritualità è il luogo eletto nel quale rifugiarsi, oppure dal quale ripartire nel processo di miglioramento di sé e del mondo”. Tra i brani Passacaglia (ispirata alla composizione Passacaglia della vita del sacerdote seicentesco Stefano Landi), Il serpente (invettiva contro il denaro), e La polvere del branco.

Dal punto di vista musicale, Apriti Sesamo non si discosta né da Dieci Stratagemmi né da Il Vuoto; il pop sperimentato dall’artista è sorretto, come sempre, da esplorazioni elettroniche. I testi, a contrario, aprono le porte, in maniera più decisa, al disagio sociale, senza abbandonare gli usuali termini colti e poliglotti. Ne sono dimostrazione i brani: Caliti Junku, Un richiamo, Aurora e Testamento. L’album è l’ultima opera dove compare la collaborazione del filosofo Manlio Sgalambro. Due anni più tardi, il 6 marzo 2014, lo scrittore siciliano morirà nella sua Catania (all’età di 89 anni), ponendo fine ad un sodalizio durato oltre vent’anni.[93]

Ultimi progetti (2012-2017)

Nel 2012 Battiato partecipa artisticamente alla creazione di una serie di CD musicali di musica contemporanea dedicati all’Oriente. Promotore di questa iniziativa è la formazione italiana degli Stenopeica, fondata da Martino Nicoletti e Roberto Passuti, che da anni si muove nella ricerca sperimentazione musicale, affiancando una profonda conoscenza dei patrimoni musicali dell’Asia con la creazione di musica etnica e contemporanea. Da questa collaborazione, a cui partecipano tra l’altro anche Teresa De Sio e Giovanni Lindo Ferretti, nascono, nel 2012, due CD: Kathmandu: eclissi delle due lune e Kathmandu: Disiecta membra, nonché un CD-book, dal titolo Kathmandu: diario dal Kali Yuga (2016). Le opere traggono ispirazione dal volume di poesia e fotografia di Martino Nicoletti: Kathmandu: lezioni di tenebre, dedicato alla metropoli himalayana e pubblicato in Italia nel 2012.

Sempre nel 2016 Battiato partecipa artisticamente alla creazione di un’opera letteraria e musicale (libro co CD) della formazione italiana degli Stenopeica (fondata da Martino Nicoletti e Roberto Passuti). Il volume, intitolato “Kathmandu: diario dal Kali Yuga” (Parigi, Le loup des steppes, 2016), rappresenta un tributo artistico alla splendida metropoli himalayana, lacerata tra una storia sacra lunga di millenni e l’aggressione della più feroce modernità. La creazione di quest’opera vede inoltre la partecipazione di Teresa De Sio e Giovanni Lindo Ferretti.

Il 17 settembre 2017 tiene il suo ultimo concerto al Teatro romano di Catania; le ultime quattro date del tour vengono annullate per motivi di salute.

Il ritiro dalle scene e la morte (2019-2021)

A fine agosto 2019 viene annunciata l’uscita dell’ultimo album prima del ritiro dalle scene, dal titolo Torneremo ancora e che segna il ritorno di Battiato alla Sony Music dopo quindici anni. Il lavoro, pubblicato il 18 ottobre 2019, consta di un’antologia di brani classici del cantautore in nuove versioni orchestrali eseguite con la Royal Philharmonic Concert Orchestra durante le prove di alcuni concerti del 2017 e di un brano inedito, Torneremo ancora, che dà il nome all’album. Il brano è frutto di una complessa opera di assemblaggio, la voce di Battiato è stata registrata due anni prima, nel 2017, mentre la musica che accompagna il brano è stata registrata nel maggio del 2019.[100] L’album segna un ritorno alle origini[101] e rappresenta una sorta di “testamento musicale” suggellato dall’inedito che, dalle parole del co-autore del brano, Juri Camisasca, “nasce dalla consapevolezza che tutti noi siamo esseri spirituali in cammino verso la liberazione. La trasmigrazione delle anime in transito verso la purificazione è l’idea di base che ispira questa canzone. I migranti di Ganden sono qui chiamati a rappresentare il percorso delle anime al termine della vita terrena e le vicissitudini che questa nostra esistenza comporta. Nel contesto del brano, la migrazione non va interpretata nell’ottica delle problematiche politiche. Migrante è ogni essere senziente chiamato a spostare la propria attenzione verso cieli nuovi e terre nuove, piani spirituali che sono dimore di molteplici stati di coscienza e che ogni essere raggiunge in base al proprio grado di evoluzione interiore”.[102]

A ottobre 2019 il manager Francesco Cattini, in occasione della promozione dell’ultimo album, ne annuncia il ritiro dalle scene.[103][104]

Muore la mattina del 18 maggio 2021 nella sua casa di Milo dopo una lunga malattia, su cui la famiglia aveva sempre tenuto il massimo riserbo.[105][106]

Altro su: https://it.wikipedia.org/wiki/Franco_Battiato

https://www.battiato.it/

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